Dieta Lemme: tutto quello che c’è da sapere

DIETA LEMME: INSULINA COME “ORMONE CHE INGRASSA”

Nella dieta Lemme si legge che l’insulina fa ingrassare perché tramuta gli zuccheri in eccesso in grassi.
E perché il fegato, che li stocca in glicogeno, può farlo limitatamente.
Limitatamente quanto, secondo quale lasso di tempo? Non lo dice.

E così fa credere che basti una caramella a fare convertire il glucosio in trigliceridi dal fegato. A farci ingrassare di mezzo chilo al giorno.
Oppure un cucchiaio di latte, secondo lui pari a 5 grammi di glucosio. In realtà 100 grammi di latte forniscono 3.5 grammi di zuccheri, sotto forma di galattosio e glucosio.

Nessuno di questi scenari descritti da Lemme sembra plausibile. Perché il fegato è capace di stoccare il glucosio in glicogeno dai 70 ai 100 grammi in stato di post-assorbimento, cioè dalle 6 alle 12 ore successive a un pasto. I livelli sono variabili, ma in generale nelle 24 ore queste riserve sono belle che andate. Senza contare il glucosio che serve ai tessuti e organi insulino sensibili.

Al risveglio dal riposo notturno, il glicogeno epatico non supera i 20 grammi, perché anche quando dormiamo, a seconda delle fasi di sonno, il nostro corpo brucia carboidrati e grassi a fasi alterne. Già questo dovrebbe farvi riflettere che da un cucchiaio di latte non accade nulla.
La semplificazione estrema della De Novo Lipogenesi (conversione dei carboidrati in grasso) operata da Lemme limita il ruolo dell’insulina a quello dell'”ormone che fa ingrassare”.

Automaticamente, gli ormoni che stimolano la lipolisi, come il glucagone, faranno invece dimagrire.
Entrambe queste affermazioni, come espresse da Lemme, sono discutibili. Vediamo perché.

Insulina e diete a bassi carboidrati.

La prima è un’ipotesi, che negli ultimi trenta o quarant’anni è stata generalizzata e sfruttata in tutti i modi, e dietro cui c’è stato il business di milioni di dollari delle diete low-carb o chetogeniche e di tutti gli integratori “bruciagrassi”. Business che è iniziato non da Lemme, ovviamente, che dice che sono gli altri a copiarlo, ma da decenni prima di lui.

Atkins, gli Eades, Scarsdale eccetera, sono venuti molto prima di Lemme.

La storia dei grassi che non fanno ingrassare è stata smentita.
Eppure ogni anno esce qualche nuova dieta che la ripropone perché così si tiene a bada l’insulina.

Ciascuna dice di essere rivoluzionaria. E cita (male) gli eschimesi. Come altri autori per esempio anche Lemme non menziona la loro singolarità genetica nel metabolismo lipidico, che però è essenziale per capire il motivo per cui gli Inuit rispondono meglio a una dieta di grassi rispetto a una di carboidrati.

Il loro pattern genetico è diverso da quello della popolazione occidentale, la loro mutazione sarebbe vecchia di ben ventimila anni, e si è riscontrata solo nel 2% degli occidentali.

La teoria dell’obesità indotta dall’insulina in inglese si chiama “CIM”, da Carbohydrates Insulin Model (of Obesity). Kevin Hall, uno dei maggiori esperti al mondo di metabolismo (ne parlerò anche per le calorie) ha con i suoi studi dimostrato che la CIM è troppo semplicistica e, per come riportata, “falsificata”.
Ma senza andare a guardare gli studi, la CIM è smentita spesso dalla pratica.

La dieta dei Kitavans, una delle tribù più sane al mondo, è al 70% di carboidrati. La popolazione giapponese di Hokinawa, mangia carboidrati per il 75-80% del fabbisogno giornaliero.
Molti diabetici e persone obese che sono diventate fruttariane hanno perso oltre la metà del loro peso corporeo grazie a una dieta di sola frutta.

Non sto dicendo che dobbiate mangiare solo frutta per dimagrire, perché questa dieta ha conseguenze pericolose per la salute, ma che il consumo di frutta è inversamente collegato al grasso viscerale: cosa nota come Paradosso della Frutta.

Quanto e come i carboidrati fanno ingrassare.

  • A determinare esattamente quanto i carboidrati fanno ingrassare e si tramutano in grasso, ci sono degli studi. E va be’, i libri di biochimica.
  • Il primo, su un campione di persone magre, determinò una conversione irrilevante di grassi dopo avere mangiato mezzo chilo di carboidrati netti. L’equivalente di circa 600 grammi di riso al giorno.
  • Uno studio seguente fece la stessa cosa su un gruppo di donne obese e magre non allenate. Le donne, di cui alcune in pre-menopausa, sono state sottoposte a dieta ipercalorica, con il 50% in più delle loro calorie giornaliere in soluzioni di acqua e saccarosio/glucosio. Il tutto per 96 ore. Al termine delle quali, le donne magre avevano prodotto 2 grammi di VLDL, quelle obese 10 grammi per decilitro. Questo aumento delle VLDL è lo stesso che avviene consumando 275 grammi di grassi in più in 5 giorni, spiega lo studio. Facciamo un po’ di calcoli. Su circa mille calorie in più al giorno, per 5 giorni, abbiamo l’equivalente in zucchero di 1,2 kg circa. Un chilo e oltre duecento grammi di zucchero contro 275 grammi di olio suddiviso in 5 giorni.
    Dunque ci vuole molto meno grasso dai cibi rispetto allo zucchero per produrre la stessa variazione in colesterolo. Aggiungiamo che consumare 1 chilo e passa di zucchero in più in 5 giorni non ha portato a cambiamenti significativi in termini di peso corporeo nei soggetti coinvolti.
  • Questo non vuol dire che l’insulina non sia un ormone antilipolitico. Lo è.
    Ma lipolisi non vuol dire per forza dimagrimento, lo vedrete più avanti.

  • La conversione dei carboidrati in grasso è  dunque minima anche se mangiamo elevati quantitativi di carboidrati e persino in un contesto ipercalorico se limitato nel tempo. Con l’unica eccezione dei grassi aggiunti al pasto, perché i grassi competono energicamente con i carboidrati.
  • Il corpo brucia prima i carboidrati, convertendoli in calore, e stocca i grassi in riserva.
  • Questo effetto è scientificamente noto come Ciclo di Randle o Effetto Randle e si applica soprattutto ai pasti che superano una certa quota calorica. Parliamo di biochimica.

Gli spaghetti aglio e olio del mattino nella dieta Lemme sono il tipico esempio di un pasto ingrassante secondo l’effetto Randle se eccediamo oltre i 200 grammi di pasta e oltre i 2-3 cucchiai di olio. Che siano mangiati al mattino o alla sera non importa. La storia che i carboidrati mangiati di sera facciano ingrassare è stata smentita da anni, e in alcuni studi si è visto persino il contrario.

Sempre sull’insulina, Lemme per fortuna scrive che anche gli amminoacidi alzano l’insulina. Il che è vero.
Però non cita l’indice insulinico degli alimenti, dagli studi del 1998 della Holt. Dall’indice insulinico degli alimenti, scopriamo che il manzo, la classica bistecca, alza l’insulina più dell’avena, degli spaghetti e del formaggio per lo stesso ammontare di calorie.

Se dunque mangiate già mezzo chilo di bistecca, l’insulina vi si alza eccome.

DIETA LEMME: LIPOLISI NON SIGNIFICA DIMAGRIMENTO

DIETA LEMME: ORMONI BRUCIAGRASSI PER CONTRASTARE L’INSULINA?

  • Tra gli ormoni a effetto bruciagrassi, Lemme cita, oltre il glucagone, anche il TSH. L’ormone che stimola la produzione di ormoni tiroidei. E che è associato, se alto, a scompensi della tiroide e a gravi problemi di salute, compreso il rischio di tumore alla tiroide. Nessun endocrinologo vi direbbe mai che avere un TSH oltre la norma è una buona notizia.
  • E il glucagone?

    Il glucagone è un ormone che ha un’azione opposta a quella dell’insulina: poiché la contrasta, alti livelli di glucagone sono correlati a iperglicemia.
    Per questo motivo dopo un pasto delle sostanze chiamate incretine riducono l’attività del glucagone, di modo che l’insulina agisca prontamente a ridurre la glicemia postprandiale.

  • Una delle cause del diabete è appunto l’inibizione della risposta insulinica.

    L’adrenalina è anche citata come ormone bruciagrassi da Lemme. Ma lo stimolo glicogenolitico e gluconeogenetico dell’adrenalina è molto limitato, sia nel tempo che nella sua portata. Lemme la pensa diversamente.
    Per lui, lo stress adrenalinico fa dimagrire.
    Questo stress tuttavia sviluppa citochine infiammatorie e a lungo andare può compromettere il sistema immunitario, come si evince da questo studio. 

    Se non guardiamo all’armonia e alla compensazione del tutto, parlando di insulina cattiva e invece di adrenalina, glucagone o TSH buoni, si rischia di fare un discorso semplicistico e per questo motivo anti-scientifico.

    (SEGUE A PAGINA QUATTRO)