Mangiare meno e muoversi di più: funziona per dimagrire?

Invece, non esiste alcuna validità scientifica. Nessuno scienziato ha stabilito con certezza che se brucio tot calorie, dimagrisco tot chili. Il primo errore è questo: dedurre che se un chilo è rappresentabile nel numero di 7200 calorie (da unità di misura a unità di misura), allora se decurto 7200 calorie dal mio fabbisogno, dimagrisco un chilo. Perché il discorso si sposta da un’evidenza numerica di unità di misure a un problema con delle variabili: il fatto che possa accadere così in un essere umano (che è un sistema, non un numero) e il fatto che bisogna stabilire il suo fabbisogno calorico.
Ovviamente, se nel secondo caso possiamo affidarci a una media (una donna ha bisogno di 2mila calorie, un uomo di 2500), la variabile “essere umano” funziona in parte secondo meccanismi complessi, che possiamo definire di “adattamento” e di “compensazione”.

Per esempio: di recente si è scoperto che il nostro corpo tende alla pigrizia; il movimento è uno stress; fare le cose in maniera più difficile è un altro stress; se l’uomo tende al divano o alle scorciatoie nella vita è perché è geneticamente pensato per sopravvivere risparmiando energia, e non disperdendola.

A questo aggiungo che in un articolo molto chiaro e semplice apparso su Stuff and Co, la personal trainer Raewyn Ng, spiega gli altri motivi per cui “mangiare di meno e muoversi di più” non è davvero una ricetta per tutti, il segreto per dimagrire universale.
Ho scelto questo articolo proprio perché è una coach a spiegare queste cose. Ecco cosa dice:
1) la regolazione del peso corporeo non è il risultato della logica matematica per cui a meno calorie corrisponde meno peso
2) i nostri corpi sono programmati per mantenersi in una situazione di equilibrio, autoregolandosi, o set point, anche del peso corporeo.
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