Ridurre le proteine per aumentare la longevità

In questi anni avrete senza dubbio sentito parlare molte volte di dieta per la longevità, con protocolli come quello mima-digiuno del dottor Longo o diete per favorire l’apoptosi cellulare o protocolli di digiuno intermittente.

Oggi, un nuovo studio fornisce il tassello mancante che spiega perché la restrizione alimentare favorirebbe la longevità. E spiega anche perché le popolazioni più longeve della Terra fanno diete ad alti carboidrati.

Il problema non sarebbero, infatti le calorie. Occorrerebbe invece ridurre le proteine.

E’ la riduzione di alcuni cibi proteici che sono ricchi di amminoacidi solforati la vera arma per aumentare le aspettative di vita. Vediamo perché.

RIDURRE LE PROTEINE PER AUMENTARE LA LONGEVITA’

Esistono diversi studi che sottolineano il problema di un eccesso di amminoacidi solforati nella dieta, evidenziano una riduzione delle aspettative di vita e un aumento in particolare del rischio cardiovascolare.

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Cisteina, metionina e omocisteina sono quelli più diffusi in alcuni alimenti proteici. Per esempio stoccafisso, soia e germe di grano sono i cibi più ricchi di cisteina. Carne, pesce, pollame, noci e grana contengono molta metionina. L’omocisteina viene prodotta a partire da alimenti ricchi di folati e cibi ricchi di metionina.

Secondo un nuovo studio, pubblicato sugli Annals of The New York Academy of Sciences dai professor Dhong e Richie, una dieta troppo ricca di soia, noci, carne e pesce aumenta il rischio di sindrome metabolica, grasso viscerale, problemi cardiovascolari, ed è legato a un invecchiamento precoce.

Questo non vuol dire escludere questi alimenti, ma per esempio evitare di mangiarne in grossi quantitativi.

Bistecche, affettati, grosse razioni di pesce e soia o prodotti della soia andrebbero così ridotti, sia alternandoli con latticini o legumi come piselli e lenticchie, sia proprio riducendo le porzioni.

In particolare, parti della carne come petto, parti muscolari meno grasse e più proteiche eccetera sarebbero da evitare o mangiare occasionalmente.

Va detto che per ora gli studi sugli umani sono solo epidemiologici, dunque osservazionali.
I grossi risultati si sono ottenuti nella sperimentazione con le cavie. Gli autori dello studio invitano semplicemente alla prudenza.

Tuttavia, è possibile che i protocolli che ho citato prima funzionino sulla longevità semplicemente perché portano naturalmente a una riduzione di questi alimenti.

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