Le app contacalorie causano i DCA?

Le app contacalorie causano i DCA?
La risposta è no. Ma vi spiego i motivi prima di essere azzannata.

Nei giorni scorsi tramite Tiktok un’influencer minorenne purtroppo affetta da anoressia nervosa ha accusato un personal trainer, reo di avere creato dei video divulgativi sullo stesso social in cui spiegava come dimagrire o aumentare di peso grazie alle app contacalorie.
ragazza app

Ne è scaturito un vero e proprio storm di accuse contro il coach, per cui ad aggiungersi all’accusa sono stati nutrizionisti, psicoterapeuti, persone comuni che hanno creato ulteriori video e/o hanno accusato implicitamente il giovane di avere sbagliato. Semplicemente dando consigli sbagliati, come l’invito a usare le app contacalorie. Analogamente, si è creato un più nutrito gruppo di psicoterapeuti, nutrizionisti e persone comuni che ha difeso il coach.

Chi ha ragione?
Il coach. Ma per capirlo bisogna distinguere 4 aspetti in questa vicenda.

Le app contacalorie causano i DCA?

  • Il problema della diet culture.

    Le app contacalorie possono essere un “trigger” dei DCA, ovvero un fattore incentivante. Ma come molte altre cose.

    Come i dolcificanti, ogni genere di dieta, anche data da un medico o da un nutrizionista biologo, ogni tipo di consiglio su fitness e allenamento, ogni commercial sui prodotti light, ogni consiglio di acquisti di moda, le bilance pesapersone, le bilance pesa alimenti, le etichette nutrizionali degli alimenti.

    trigger

    E ancora, il concetto delle calorie, ogni genere di nozione di biologia che riguarda il metabolismo, tutto quello che ruota attorno al concetto di healthy, la cosmetica, la chirurgia estetica, la medicina estetica.
    E poi: le amicizie, l’ambiente famigliare, i social, i video “what I eat in a day” (questi esplicitamente accusati, qui), eccetera eccetera.

    I potenziali trigger dei DCA sono infiniti perché la diet culture è onnipervasiva, è dappertutto.

    Nella diet culture rientrano anche i consigli per mantenersi in forma e l’ottica della cura nell’ambito dell’obesità o della malnutrizione.
    E ovviamente rientra la moda.

Quindi se si pensa che le app contacalorie possano essere una manifestazione della diet culture bisognerebbe includervi anche tutte queste cose e forse altre di cui mi sono dimenticata.

La diet culture non si può debellare facilmente, perché una buona parte si orienta verso il benessere cioè verso il concetto di dieta come stile di vita.

E non solo di dieta come status quo della magrezza.

Il confine è talmente labile che la distinzione la fa il singolo e semmai della diet culture bisogna limitare tutti quegli aspetti dichiaratamente pericolosi, come la regolazione della vendita di integratori, che oggi non esiste.

Dunque, accusare il singolo perché propaga la diet culture è come accusare un ragazzo che si acquista un cellulare di finanziare il sistema capitalistico.

Pensare che per debellare il capitalismo basti autoprodursi il cibo o comprare vestiti usati. E che per combattere il riscaldamento globale basti fare la differenziata.

Si tratta di un comportamento virtuoso, ma non risolutivo di un problema che è multifattoriale e su larga scala.
E arriviamo al secondo aspetto.
La credenza che una malattia come i DCA abbia una sola causa.

  • Il modello causale nei DCA.

    Così come l’obesità non ha una sola causa, allo stesso modo i DCA hanno più di una causa e il peso di queste cause e la loro combinazione è estremamente soggettivo.
    Tutto ruota attorno a come il singolo vive determinate esperienze, ma un disturbo psichiatrico non è la somma delle parti delle singole esperienze. Non è che se nasci con dei genitori divorziati, tua madre insegna danza classica e tu sei diligente a scuola diventi anoressica o bulimica.

    Per ogni soggetto si identifica una serie di cause, che valgono per lui/lei soltanto.

    Chiaramente, è possibile indicare dei fattori di rischio, e i trigger sono semplicemente fattori scatenanti che, in un determinato soggetto, contribuiscono a creare scompensi.

    Per capire questo punto, immaginiamo che un tizio compri una corda dal ferramenta, e con quella ponga termine alla propria permanenza su questa Terra. Magari la corda assieme ad altri oggetti era nella vetrina. Accusereste il ferramenta?

    Mettiamo, allo stesso modo, che un’altra persona acquisti una corda dallo stesso negozio di ferramenta, per saltare alla corda come esercizio facile per perdere un po’ di peso. Poi si scopre che ha un DCA.
    Di nuovo, accusereste il ferramenta?
    bilancia pesapersone
    Se si facesse un ragionamento del genere, si banalizzerebbe da un lato il disturbo, pensando che basti neutralizzare il trigger per evitarlo.

    Se non è quello, sarà un altro trigger.

    I trigger insomma sono fattori che possono contribuire ai DCA solo nel momento in cui un soggetto si trova già nelle condizioni potenziali di poter sviluppare la malattia. Potrebbe essere la corda per saltare o una litigata con il ragazzo o un commento sbagliato di un’amica.

  • Le app contacalorie, il loro uso e abuso

    Se hai capito i punti uno e due, capirai anche che le app contacalorie possono essere uno strumento nelle mani sbagliate come tantissimi altri. Li usano tantissime persone, e il fatto che ci siano studi osservazionali che ne abbiano legato l’uso ai DCA non è probante di nulla. Non sono la causa, possono essere uno dei trigger. Ma i trigger non sono la causa di un DCA.

Allo stesso modo, se un pt consiglia in un video di usare la app contacalorie, si presuppone che le persone che vedano il video useranno la app con quel buon senso minimo a non arrecarsi danno. Altrimenti, occorrerebbe pure chiudere le palestre, perché tutti i luoghi del fitness sono potenziali trigger. O le scuole, perché le condotte dei pari, quindi degli amici, inclusi quelli della scuola, possono essere potenziali trigger per chi soffre di DCA.

L’uso non è abuso.

Se tu abusi di un qualsiasi strumento allo scopo di danneggiarti, non puoi incolpare chi te l’ha consigliato. Questo perché chi te l’ha consigliato ti ha trattato da agente razionale che usa il buon senso. Non da persona con problematiche di partenza.

Ma il punto più importante è senza dubbio il quarto.

  • Il divieto ai minori e agli usi impropri

    Le app contacalorie sono espressamente vietate ai minorenni.

    Ed esistono persino degli avvertimenti nel caso in cui si supera un certo deficit calorico giornaliero o ancora si settano obiettivi di peso che porterebbero a un IBM inferiore a 19, cioè al primo stadio di sottopeso.

    L’influencer ha senza dubbio, essendo minorenne, trasgredito almeno sul primo punto.

    Questo vuol dire che ha fornito indicazioni mendaci, per esempio mentendo sul proprio anno di nascita.

    Tuttavia ha accusato il coach di dare informazioni che possono risultare diseducative per i giovanissimi come lei che ancora sono troppo piccoli per fare uso di questi servizi senza sbagliare.
    Un po’ come dire che se un ragazzino di 15 anni guarda un film horror vietato ai minori di 18, voglia accusare la società di distribuzione per averne permesso la proiezione al cinema. Il tutto tacendo di essersi inventato di essere maggiorenne all’acquisto del biglietto.

    Il coach dunque consigliando un’app simile non poteva avere la volontà di nuocere ai “giovanissimi”, perché si stava rivolgendo a chi la app poteva usarla: i maggiorenni.

Inoltre, queste app hanno codici di comportamento e linee guida specifiche per limitarne l’abuso, anche in chi può soffrire di DCA.

Questi codici di comportamento si intendono accettati all’iscrizione del servizio.
Tra essi, come si legge nel codice di comportamento della app contacalorie più famosa, è chiaramente scritto:

Non utilizzare nessun aspetto del nostro servizio per promuovere l’anoressia, la bulimia o pratiche alimentari non sicure. Non promuovere diete dal bassissimo contenuto calorico. Non cercare di fornire una diagnosi ad altri membri.

E, ancora:

Il nostro obiettivo è quello di fornire agli utenti gli strumenti adeguati per raggiungere i loro obiettivi di gestione del peso in modo costante e ragionevole. Non è consentito l’utilizzo del sito Web per promuovere, enfatizzare o raggiungere livelli di assunzione di alimenti pericolosamente bassi.

Le app contacalorie causano i DCA? Conclusioni

  • Una persona che usa l’app contacalorie per raggiungere livelli di assunzione di alimenti pericolosamente bassi non sta obbedendo alle linee che è tenuto ad accettare per iscriversi al servizio.
  • Che le persone si iscrivano a servizi senza leggere disclaimer e codici comportamentali è proprio un altro paio di maniche.

  • Ma se accetti e ti iscrivi, è vietato usare la app per scopi che vengono definiti “non ragionevoli”.
  • Dunque la ragazza ha sbagliato nello stesso istante in cui ha mostrato di non rispettare il contratto con l’azienda che ha creato l’app.

  • Ma ha sbagliato ancora di più mentendo sulla propria età, dato che l’influencer in questione è minorenne e le app contacalorie sono vietate a chi non ha la maggiore età.
  • Quindi, all’iscrizione, la suddetta deve aver mentito, indicando un altro anno di nascita.
  • Il coach, d’altro canto, non fornendo indicazioni specifiche ma dando solo generici esempi sull’utilizzo dell’app, non ha promosso pratiche sbagliate del suo uso.

    Insomma, considerando quanto siano delicati sia i temi dei DCA che della diet culture, come in ogni cosa, puntare il dito contro il singolo non risolve il problema né di chi soffre di un disturbo né di chi è vittima degli aspetti più negativi del sistema diet culture.
    Perché il singolo non fa il sistema.