Latte coltivato o latte sintetico, cos’è

Il latte coltivato è uno degli altri prodotti che imitano quelli di origine animale, oggetto di una rivoluzione etica nel campo della ricerca alimentare.

L’obiettivo non è soltanto di salvaguardare gli animali e minimizzare l’allevamento intensivo o eliminarlo del tutto, ma di salvaguardare il pianeta, riducendo le emissioni di Co2, e infine la salute umana.

Su quest’ultimo punto noterete molto allarmismo, mentre le due affermazioni precedenti, salvaguardare gli animali e il pianeta, sono abbastanza scontate per chi abbia un minimo di consapevolezza etica.

Il latte coltivato è sicuro per l’alimentazione umana?

Fa bene, fa male? Cos’è esattamente?
Cercherò di rispondere a queste domande nella maniera più semplice e chiara.

LATTE COLTIVATO E LATTE SINTETICO: DI COSA SI TRATTA?

Parliamo della stessa cosa.

La produzione di latte coltivato o sintetico al momento è proposta da start-up innovative che vogliono espandersi a livello mondiale attraverso partnership locali, coinvolgendo tutti i Paesi.

La produzione finale prevede latte e ogni prodotto derivato dal latte, come latticini, formaggi, gelati, proteine del siero per gli sportivi. Il tutto con un impatto ambientale e di utilizzo delle risorse, per esempio l’acqua, pressocché nullo.

Come ho detto, è comunque un tipo di latte che non ha alcuna traccia di origine animale. Neanche una cellula.

Per capire in cosa consiste il latte coltivato, o latte sintetico, vediamo come si realizza.

Il latte coltivato è di origine micoflorica.Perfect-Day-vegan-animal-free-milk-a-gamechanger

Prendiamo il caso della californiana “Perfect Day“, azienda il cui siero del latte ha ottenuto l’approvazione della FDA che lo ritiene un prodotto sicuro per il consumo umano.

Tale siero di latte coltivato nasce appunto dalla produzione in laboratorio di proteine del latte dal siero identiche a quelle del latte tradizionale.

Questo avviene tramite un tipo di coltura batterica di origine vegetale, ovvero tramite una microflora selezionata e coltivata in ambiente sterilizzato a cui viene aggiunta una sequenza del DNA della mucca creata con una stampante 3D.

La microflora varia a seconda del tipo di prodotto che si vuole utilizzare: per esempio la microflora fungina è ideale per creare proteine, quella dalle alghe per i grassi. In sostanza, si prendono dei microrganismi per produrre macronutrienti.

Per produrre proteine sieriche del latte si utilizza uno specifico fungo (non pensate ai funghi che mangiamo, pensate a microrganismi considerati funghi).
Ottenuta questa cellula di fungo potenziata, si procede alla riproduzione dello stesso con una tecnica simile alla fermentazione da cui si ottiene la birra.

Quindi, si utilizza la “micoflora” per fare il siero e per produrre da sostanze di tipo vegetale una proteina del tutto simile per struttura a quella del latte. Lo stesso procedimento dovrebbe essere usato per creare le caseine.

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I funghi si riproducono in ambienti speciali che sono monitorati e sicuri. In questo caso avremo un prodotto finale vegano che però non è un “blend” di qualcosa, come l’attuale carne vegana che è un sostituto della carne attraverso l’unione di diversi ingredienti, come il glutine di frumento e le proteine dei legumi.

Fin dall’origine, è siero del latte.

Dunque con questo metodo otteniamo un alimento da cui si possono già ottenere formaggi da siero di latte, proteine whey, gelati, siero di latte da bere.

Avremo presto un latte sintetico che non è di origine vegetale almeno come starter, ma si basa sulla riproduzione di quella parte del DNA della mucca che è responsabile della produzione di latte.
Lo stesso processo che viene utilizzato da un’altra azienda, stavolta israeliana, chiamata ReMilk, che aprirà una mega fabbrica in Danimarca.

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Il latte coltivato, assieme alla carne “coltivata” o al pesce, si chiama così perché in ogni caso si basa su un processo di colture, all’interno di una logica di produzione alimentare “no-kill”.

LA COLTIVAZIONE PER PRODURRE I PRODOTTI ANIMALI

Abbiamo visto che i processi in realtà sono due, ma danno comunque per risultato un prodotto analogo al latte dal punto di vista delle proteine del siero.

Questo non ci permette di capire ancora bene come si riusciranno a ottenere latte e formaggi completi. Inoltre non sappiamo se il profilo dei micronutrienti sarà uguale a quello del latte animale, per esempio nella quota di potassio o calcio.

Se questa tecnologia prendesse piede e se avessimo ogni rassicurazione sul fatto che i prodotti finali sono identici e altrettanto nutrienti di quelli nutrizionali sia dal punto di vista dei macro che dei micronutrienti, il nostro futuro potrebbe solo migliorare.

E se si abbattessero i costi e si arrivasse a una produzione del tutto analoga in termini di qualità del prodotto, non solo si ridurrebbe l’inquinamento, ma avremmo una risorsa alimentare pulita e sana per tutti. Combatteremmo la fame. L’inquinamento.

A livello di produzione globale il colpo al cuore sarà dato all’allevamento intensivo. Sarà così ed è giusto che sia così, che questo sia il nostro futuro. Speriamo tuttavia di realizzarlo al meglio.

(photo courtesy from ReMilk; Perfect Day. Links in the article)

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