La dieta per salvare il pianeta? Troppo costosa.

Vi ho parlato in questo articolo della proposta della nota rivista scientifica The Lancet di una dieta eco-sostenibile, che cioè sia salutare per l’uomo ma anche per il pianeta. I ricercatori l’hanno battezzata Planetary Health Diet (diciamo la dieta per la salute del pianeta) e potete immaginare già in cosa consiste.

Meno prodotti confezionati, più cibo locale, più frutta e verdura, legumi e cereali e meno derivati della carne e del pesce.

Ma non tutti sono d’accordo con la proposta di The Lancet, anzi si sono susseguite negli scorsi mesi un sacco di critiche. Da chi dice che le monoculture dei cereali e dei legumi stanno uccidendo il pianeta e il suo suolo, e le vacche dovrebbero tornare a mangiare erba punto e basta, al discorso economico.

Questo è stato forse il più dibattuto.

Per capirlo dovete considerare il problema del cibo a livello mondiale, e in particolare gli stati di emergenza di Paesi come quelli sudamericani, ma anche di Paesi in forte crescita economica come la Corea. C’è una cosa che accomuna questi Paesi per quanto lontanissimi tra loro.

Il junk food. Che è economico.

In Corea tante famiglie sfamano i loro figli con i noodles istantanei di riso, che costano circa 50 centesimi a pacco.
In Sud America, con pochi spiccioli ci si compra un chilo di pane bianco in cassetta o un pacco enorme di patatine soffiate o riso soffiato o del cibo fritto da strada, come platani o tuberi fritti in pessimi olii. Il risultato è che la piaga dell’obesità colpisce i poveri, il che non è affatto un controsenso.
Le famiglie non possono permettersi né i prodotti della loro terra né in generale prodotti freschi.
E da qui una serie di esperti ha fatto i conti in tasca alla dieta salva pianeta.
Scoprendo che moltissimi non potrebbero permettersela.

LA DIETA PER SALVARE IL PIANETA? ECCO PERCHE’ E’ TROPPO COSTOSA.

  • Già un primo studio apparso sullo stesso The Lancet stabiliva che dalla dieta salva pianeta sarebbero tagliate fuori l’Africa, il Sud est Asiatico, l’America Latina. Insomma, un bel po’ di persone.
  • Sarebbe anche più costosa per Europa e Stati Uniti, perché in teoria cereali, legumi, frutta e verdura dovrebbero essere bio e a km zero, cioè non prevedere costi di trasporto e sfruttamento intensivo dei terreni. Quindi per esempio il milanese dovrebbe mangiare solo la roba che proviene dalla Lombardia, il siciliano dalla Sicilia.
  • I ricercatori della dieta salva pianeta si sono difesi dicendo che il risparmio ci sarebbe, ma non immediato, bensì sul lungo termine. Si agevolerebbero cioè le economie locali, tagliando le spese di trasporti, di plastiche e altro materiale per confezionare i prodotti. Però è difficile convincere le persone a fare un investimento per il futuro: specialmente se già non hanno soldi.