Senso di fame: come ridurlo per dimagrire?

SENSO DI FAME: COME FUNZIONA.

Bisogna pensare che il nostro senso di fame è un processo non semplice che dal cervello passa agli ormoni fino ai nostri batteri intestinali ed è persino influenzato dal nostro grasso corporeo, dal pancreas e dal fegato. Non interessa neanche solo un’area del cervello, per esempio solo l’ipotalamo. Invece coinvolge molte aree sensoriali, l’amigdala, l’insula, l’ippocampo, la corteccia prefrontale. Quindi non è un processo lineare. E’ un sistema di processi che viene influenzato anche da come mangiamo di solito, da quanto, da cosa stiamo mangiando adesso e dal nostro ambiente.
Questo fa sì che la fame non sia il prodotto un sistema che funziona in modo fisso e stabile, ma che è soggetto a delle variabili.

L’obiettivo è l’omeostasi energetica.
Tendenzialmente, cioè, ogni persona ha una sua soglia di normalità del peso. Se mangiamo troppo, in teoria l’appetito dovrebbe diminuirci in risposta di un accumulo del grasso corporeo. Se mangiamo poco, dovremmo avere più fame.

Ma come vi ho detto all’inizio questo processo di regolazione è spesso influenzato da delle variabili. Il nostro cervello riceve delle segnalazioni di feedback sul nostro status nutrizionale. Va tutto ok se riceve delle segnalazioni per cui ci stiamo nutrendo abbastanza e tutto procede bene.
Le cose vanno male se ci stiamo denutrendo, o in caso di stress.

Lo stress confonde la regolazione della omeostasi energetica.
Ci rende meno sensibili alla leptina, l’ormone della sazietà, e all’insulina. E agisce su alcune proteine intestinali, come la proteina PYY, responsabile anch’essa della regolazione dell’appetito. Ma non solo. Gli scienziati stanno facendo degli studi proprio su questa proteina, perché è importantissima non solo nella regolazione della sazietà postprandiale, ma nella regolazione del peso corporeo.

Ora, provare ad avere controllo sul cibo, sulle calorie (preciso che il contrario non vuol dire mangiare schifezze da mane a sera), sulle porzioni, su quando e come e cosa mangiare, crea stress.
Nessuno di noi cercherebbe di controllare l’aria da respirare, no?
O l’equilibrio quando siamo in piedi. Il nostro corpo ci pensa per noi. Se dovessimo pensarci noi a ogni momento, avremmo solo stress.

Così accade quando il cibo diventa per noi qualcosa da controllare. 
Questo stress incide sulla regolazione del senso di fame, del peso corporeo e del metabolismo. Nel momento in cui si mangia a sufficienza, anche il meccanismo per cui abbiamo voglia di comfort food, di cibi dolci, di quel pezzetto in più di qualsiasi cosa, viene fortemente limitato (reward pathways).

Vi ho citato solo due o tre o quattro attori di questo processo molto complicato, ma il problema è che il tema è complesso e sono molti ma molti di più gli elementi da tenere in conto. Semplificare, focalizzarsi solo su leptina o insulina, per dire, è un gioco da perdenti.

Se volete che il cibo non vi controlli più, provate a seguire le quattro regole che vi ho detto a inizio articolo. Via la bilancia, si mangia in modo equilibrato, ci si ferma quando non si ha più fame e si mangia quanto si dovrebbe (più o meno) senza contare le calorie. Si fa una vita attiva per la salute e non per calare di peso.