Dieta delle sardine di 3 giorni, la nuova dieta lampo

Ebbene sì, se pensavate di averle sentite tutte, forse è il momento di darvi una cattiva notizia: che di questa dieta qui, la dieta delle sardine di 3 giorni, non ne avevate ancora sentito parlare.
E chi sono io per lasciarvi nell’ignoranza? Infatti eccomi qui a parlarvene.

Ovvio, potete vivere benissimo senza questa informazione. Ma poiché molti giornali italiani stanno rilanciando la dieta in toni entusiastici, sarà il caso di limitare immediatamente il danno della disinformazione. E sì, perché per come ne leggo da noi, la dieta delle sardine sembra il nuovo miracolo per dimagrire.

Adesso vi spiego perché non farla, anche se siete intenzionati a seguire una dieta chetogenica o low-carb per perdere peso.

DA DOVE NASCE LA DIETA DELLE SARDINE

La dieta delle sardine è stata rilanciata dalla dottoressa Annette Bosworth, tramite il suo canale youtube e i suoi profili social.

sardine sale

Ma in realtà, risale al 2006: sarebbe stata la dietista Keri Glassmann ad avere scritto il libro “La dieta delle sardine”, in cui proponeva una dieta bilanciata ma ad alto contenuto di fibre in cui le sardine si potevano consumare anche ogni giorno.

Bosworth che fa? Cerca di salvare il bambino e buttare l’acqua sporca, trasformandola in una dieta lampo di tre giorni in cui l’unica cosa che si mangia sono le sardine.
Sì, avete capito bene.

A parte acqua, caffè e tisane, vi si chiede di mangiare sardine per tre giorni di seguito.

Il motivo non è solo cominciare a dimagrire, anche se sostituiste le sardine con del sedano otterreste lo stesso risultato, ma utilizzare la dieta per produrre da subito chetoni, e poi proseguire con una chetogenica.

sardine cotte

Quindi, prima cosa da sapere: la dieta delle sardine non è pensata per soffrire per tre giorni e poi tornare a mangiare come prima. Ma come fase d’urto di una dieta ulteriore, la chetogenica.

OK, E PERCHE’ LE SARDINE?

Le sardine sono un pesce azzurro, dunque ricco di omega3, ed essendo piccole, hanno basse concentrazioni di metalli pesanti, a differenza dei pesci di grossa taglia. In genere infatti si consiglia sempre di alternare i tipi di pesce a tavola, proprio per evitare il problema dei metalli pesanti, ma non solo.

I pesci piccoli sono più ricchi di minerali.

Aumentare il consumo di omega3 ha senso soprattutto perché, nella dieta occidentale, le persone tendono a mangiare molti più grassi omega6.

Questi ultimi, possono scatenare processi infiammatori se consumati in eccesso.

Merendine, biscotti, snack, patatine, e molti altri prodotti industriali oggi hanno come ingrediente comune gli olii vegetali, e purtroppo non stiamo parlando dell’olio di oliva, ma di oli di semi. A parte l’olio di girasole alto-oleico, un olio modificato per avere gli stessi grassi monoinsaturi (omega9) dell’olio di oliva, gli olii di semi hanno più omega6 che omega3 (quando ne hanno, spesso non ne hanno).

Da questo punto di vista, quindi, dire alle persone di mangiare più pesce azzurro è un modo per spingerle ad assumere più omega3.

SVANTAGGI DEL TIPO DI ALIMENTO

C’è un problema, però. Gli omega3 sono, per loro struttura molecolare, molto fragili come grassi, mentre quelli meno soggetti a irrancidimento sono i saturi. Questo perché in entrambi i casi parliamo di grassi a catena lunga che presentano un doppio legame. Questo legame rende la struttura molecolare più fragile e passibile di ossidazione. Quando questo accade, quei grassi non fanno più bene alla salute, perché sono diventati instabili.

sardine conservate

Motivo per cui è sempre meglio mangiare pesce fresco e non conservato, soprattutto se azzurro.
Un altro problema è quello della conservazione del pesce.

Abbiamo visto che il pesce azzurro, essendo ricco di omega3, è particolarmente delicato. Per questo una conserva ittica non è uguale all’altra. Se il pesce è conservato in olio di oliva ma in un contenitore di latta, alcune particelle di alluminio possono andare a finire nell’olio (o nel liquido di conservazione).

Se poi il pesce è conservato in olio di semi, può anche essere ricco di omega3, ma assumeremo anche tutti gli omega6 dell’olio di semi.

Quindi sì, i vantaggi di consumare sardine in generale ci sono, ma all’atto pratico questa dieta per essere fatta correttamente necessiterebbe di avere a disposizione un chiletto di sardine fresche al giorno. O, in alternativa, di alici.

LA DIETA DELLE SARDINE FA DIMAGRIRE?

Allora non ci siamo capiti. Provate a mangiare sardine per tre giorni di fila, e, oltre ad avere un premio speciale Dcomedieta per la prova di coraggio, virtualmente una pacca sulla spalla, sì, perderete un chiletto o due.
Questo perché il corpo, per mantenere stabile la glicemia nel sangue, utilizzerà le vostre scorte di glicogeno, che è la forma di zucchero “stoccato” nel corpo umano, in cui una parte di glucosio si lega a delle parti di acqua. Se scindo il glicogeno a scopi energetici, perdo l’acqua e quindi mi asciugo, diciamo così. Logicamente la bilancia scende, ed ecco spiegato perché dopo già 24 ore di dieta a bassi carboidrati la nostra amica bilancia segna un chilo in meno.

Poi, logico, sto effettivamente mangiando di meno.

Ma il punto è: dopo i tre giorni di sardine devo continuare a stare a dieta. E questa dieta deve essere low carb o zero carb.

Ecco allora che il miracolo, anche un pochino disgustoso, non fosse altro che al mattino solo in una nave battente bandiera islandese vi capiterà di mangiare sardine a colazione, diventa molto meno miracoloso e molto più: ma chi me lo fa fare?