Scandalo Latte TreValli: dalla non italianità alla sofisticazione

L’immagine di un latte genuino, prodotto con cura e rispetto per la tradizione, è stata macchiata da uno scandalo che scuote il mondo agroalimentare italiano: il caso del “Latte TreValli”, un latte venduto nei supermercati.

E che io come voi e migliaia di consumatori acquisto dato che come altre marche più note, il latte TreValli è presente in diversi supermercati.

Scandalo Latte TreValli: ombra sul “Latte di Qualità”

La Procura della Repubblica di Pesaro ha aperto un’inchiesta a carico di diverse persone, tra cui dirigenti e allevatori, con l’accusa di frode in commercio e sofisticazione di latte. Il tutto a seguito di un maxi-sequestro avvenuto proprio in uno degli stabilimenti marchigiani dell’azienda. Che avrebbe avuto origine dalla soffiata di una ex dipendente.

Si tratterebbe di uno dei tanti stabilimenti italiani, motivo per cui bisognerebbe capire se la TreValli Cooperlat sapesse o meno cosa presumibilmente accadeva in quello che i Nas hanno visitato.

latte causa cancro

Inizialmente, l’indagine ipotizzava che il latte TreValli, pubblicizzato come “100% italiano” e di “alta qualità”, fosse stato in realtà miscelato con latte proveniente da altri Paesi, in violazione delle normative vigenti.
Ma dalla soffiata fatta ai Nas di Ancona che hanno controllato uno degli stabilimenti,  appartenente a Fattorie Marchigiane, emergeva un dettaglio più inquietante.

Rivelazioni choc: la sofisticazione del latte rancido e la sua messa in commercio

Le accuse nei confronti dell’azienda TreValli infatti non si fermano al latte miscelato. Da quanto diceva la ex dipendente,  il latte, oltre ad essere stato miscelato con latte proveniente da altri Paesi non Ue, era anche avariato e trattato con soda caustica.

Questo per nascondere il sapore acido e renderlo nuovamente vendibile.

Questa notizia, riportata da Today e altre testate, ha sconvolto ulteriormente l’opinione pubblica.
Già, perché alcuni lotti di questo latte risultano già nella GDO: in pratica sono sugli scaffali.

Questo perché intanto l’azienda TreValli avrebbe rilasciato un comunicato in cui in sostanza viene detto che dai controlli a campione presenti in supermercato non risulta alcuna anomalia.

Motivo per cui i prodotti TreValli sono tuttora in vendita, mentre quelli trovati nella sede marchigiana sono stati sequestrati a tonnellate.

E non c’è non solo il latte: lo stesso metodo sarebbe stato utilizzato anche per la produzione di formaggi.

Come è possibile che non siano stati ritirati i lotti già presenti sugli scaffali?
Secondo gli inquirenti, le sostanze aggiunte, che pure erano presenti nella sede controllata, verrebbero metabolizzate dal latte stesso.
E quindi dopo un po’ non ce ne sarebbe più traccia.

Le conseguenze

Lo scandalo ha avuto un impatto devastante sulla reputazione del marchio TreValli, portando al sequestro di tonnellate di latte.

L’azienda ha subito un danno d’immagine incalcolabile e dovrà fare i conti con la perdita della fiducia dei consumatori e con le possibili conseguenze legali delle sue azioni.

Riflessioni

Lo scandalo del Latte TreValli ci spinge a riflettere sull’importanza della trasparenza e della tracciabilità nella filiera agroalimentare. Come consumatori, abbiamo il diritto di sapere cosa compriamo e di poter scegliere prodotti genuini e di qualità. Le aziende, a loro volta, hanno la responsabilità di garantire la sicurezza e la rintracciabilità dei loro prodotti.

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L’utilizzo di sostanze chimiche pericolose come la soda caustica per alterare le caratteristiche del latte è inaccettabile e rappresenta un reato gravissimo.

È fondamentale ottenere chiarezza su quanto accaduto.

Vedi anche: il latte in polvere nei formaggi. Perché no. 

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