Platinette dimagrito: la dieta di Mauro Coruzzi

Conosciamo tutti Maurizio Coruzzi, conduttore radio-televisivo, personaggio televisivo e scrittore dai tanti talenti, soprattutto nelle vesti di Platinette.

Oggi Mauro Coruzzi appare visibilmente dimagrito, avrebbe infatti perso svariate taglie.

Un traguardo difficile per tutti, ma tre volte difficile se si pensa anche alla sua età (ha superato i sessant’anni) e soprattutto al disturbo di cui soffre.

Coruzzi ha infatti spiegato di essersi allontanato dagli impegni televisivi perché aveva bisogno di tempo per lavorare su se stesso e riuscire una volta per tutte a sconfiggere il suo Binge Eating Disorder.

Si tratta di un disturbo del comportamento alimentare, da alimentazione incontrollata, per cui chi ne soffre tende a mangiare compulsivamente, senza riuscire a saziarsi.

QUALCHE PAROLA IN PIU’ SUL BINGE EATING DISORDER

In genere i binge eater, o mangiatori compulsivi, hanno per caratteristica principale la pulsione a mangiare in modo molto vorace e veloce senza controllo. Sono vittima così di vere e proprie abbuffate che capitano più di 3 volte a settimana, a volte anche quotidianamente. La guarigione si definisce dalla riduzione progressiva, fino alla scomparsa, degli episodi di alimentazione incontrollata.

La grossa differenza con la bulimia, di cui ho personalmente sofferto, è che il binge eater dopo avere mangiato in questo modo non cerca una “soluzione” per eliminare quel cibo dal corpo. Dunque non rimette né usa lassativi.

Come ho detto già una volta, chiunque soffra di un Disturbo del Comportamento Alimentare che porta al sovrappeso non può pensare di mettersi a dieta o dimagrire con altri metodi se non è guarito dal disturbo spesso.

Il problema infatti è che se non si risolve il disturbo come prima cosa ogni tentativo di perdere peso è destinato a fallire. Semplicemente perché a monte il problema è quello di sentirsi senza controllo nei riguardi del cibo.

BINGE EATING, BULIMIA E “GUARIGIONE”

Chiariamoci qui una volta per tutte sul cosa significa guarire, perché è un concetto al limite, che ha diverse interpretazioni. Tecnicamente si guarisce da un disturbo quando non si hanno più quei comportamenti che lo caratterizzano.

Io mi ritengo guarita dalla bulimia semplicemente perché non riesco, e ormai sono passati vent’anni, ad abbuffarmi.
Non uso alcuna particolare tecnica per evitarlo. Semplicemente non mi viene.

E lo dico dopo che altri trattamenti, farmacologici o psicoterapeutici, almeno nel mio caso non sono stati efficaci. Poi, in vent’anni nei centri pubblici hanno fatto passi da giganti, per questo invito chi soffre di un disturbo a rivolgersi ai centri competenti.

Possiamo dire che però, sebbene mi consideri guarita dalla bulimia, io non abbia alcun atteggiamento compensativo o di controllo? Non esattamente. Se mi capita di mangiare di più, il giorno dopo mangio meno perché lo scelgo. Se non voglio stare a dieta il giorno dopo, nessun problema: ridurrò le calorie poco per volta nei giorni successivi o quando mi andrà.
Ma la sostanza non cambia. Cambia semmai l’approccio.
Mi sento padrona di me stessa non perché mi impongo un controllo ventiquattrore al giorno, ma perché mi viene naturale non ragionare più secondo l’ottica del tutto o niente.

Per esempio il Natale. Se mangio troppo per due giorni di fila io non penso mai, e dico mai, di avere perso il controllo su me stessa e con il cibo. Ho una grandissima fiducia nel mio corpo e nelle mie capacità. Non temo il Natale e non penso a quanto mangerò.

So benissimo che poi in qualche modo mangerò di meno dopo.
Non ho più la paura di pensare: e se questo non dovesse succedere?
In quel caso limite mi direi: ok, se non dovesse succedere, mi fido di te, sai come fare, in qualsiasi modo ne sai uscire. Ma quel caso limite, quel campanello d’allarme che fa scattare il panico io non l’ho più. E’ tutto molto naturale.
Del resto sono la prima a chiedere il dolce se lo voglio.
Ma è anche vero che ho un approccio diverso con il cibo. Il cibo lo guardo, me lo gusto. Non mangio mai qualcosa che mi piace di fretta. Mi piace gustare il momento. Mi è sempre piaciuto fare così fin da bambina.

Era semplicemente una cosa che la malattia mi aveva fatto dimenticare, e che poi ho saputo riacquistare.
In automatico questo comporta che una fetta di dolce è abbastanza.
Amo i cannoli. Ma non riuscirei mai a mangiarne due di fila. Perché il secondo non mi va. Non mi sto trattenendo!

Alcuni non sono d’accordo con quello che sto scrivendo, sul fatto cioè che si possa guarire.
Tra cui a quanto ho capito lo stesso Mauro.

Ma secondo me si hanno semplicemente delle visioni differenti.
Quando si è ancora dentro il problema, quando si deve imparare a gestirlo, non ci si può considerare guariti. Quando lo si gestisce, però, negli anni, con il tempo, con la pazienza, quella gestione diventa la guarigione, e poco per volta quella gestione diventa sempre meno preponderante psicologicamente ed è come acquisire una nuova capacità.

Molte persone quando mangio con loro si limitano e mi guardano come per dire: perché tu non lo fai eppure sei magra?
Perché io mangio finché ne traggo piacere, e in genere so che ne traggo piacere fino a un certo punto. Se mi mangiassi per dire metà cannolo sarei insoddisfatta. Penserei sempre all’altra metà. Questo sì poi è pericoloso. Con la testa sei ancora dietro quel mezzo cannolo. Quando uno semplicemente può godersi il momento e poi, passata quella esperienza, andare oltre.

Tra la persona che soffre del disturbo e il cibo si verifica infatti una specie di relazione di potere molto pericolosa.

Solo “neutralizzando” questa relazione, cioè facendo in modo che la persona consideri il cibo come qualcosa di neutro, si può poi guarire e quindi riprendere in mano il proprio peso e la propria salute.

E questo accade nel momento in cui ci sono giorni in cui mangeresti la lasagna e giorni in cui la lasagna se la vedi davanti a te non ci fai caso.

A quel punto, pur avendo atteggiamenti compensativi che ormai sono interiorizzati, il cibo smette di avere un potere.

Vediamo ora (finalmente) come ha fatto Platinette a dimagrire.

PLATINETTE DIMAGRITO: LA DIETA DI MAURO CORUZZI

Come avrete capito dalla premessa, anche Platinette è passato da vari tentativi di perdere peso senza molto successo.

Ci ha provato sia con un’alimentazione ipocalorica che con il palloncino intragastrico, ma i chili sono tornati proprio a causa del suo disturbo.

In un video molto toccante ha parlato della sua storia sulla trasmissione Italia Sì, a cui ha collaborato nella passata stagione: nel video menziona un regime alimentare molto restrittivo, di cui ne parla come di una “prova di forza”.

Una prova che gli ha permesso di perdere dapprima circa 30 chili in 6 mesi, passando da un’alimentazione liquida a una semiliquida e infine normale ma moderata grazie all’aiuto di un centro pubblico e della dottoressa Dall’Aglio che lo ha seguito. Questo era lo stato delle cose come dichiarato al settimanale DiPiù, ma in un video apparso sul suo profilo Instagram a giugno lo vediamo ulteriormente dimagrito.

In seguito alle nuove foto sono piovute un sacco di critiche. Così per fare chiarezza Mauro Coruzzi ha fatto una diretta Instagram molto bella in cui parla del suo percorso.

Un dimagrimento di oltre 50 chili che è avvenuto proprio grazie ad attività fisica (tapis roulant nel suo caso), riduzione delle porzioni, moderazione. Al momento, il suo è un approccio che prevede tecniche oggi definite di mindful eating e di controllo delle porzioni.

Facciamo tanti auguri al “Platinette dimagrito” per questo suo percorso, e speriamo che lavori ancora così bene su se stesso.

(photo via: https://gossip.fanpage.it/la-trasformazione-choc-di-platinette-ecco-coruzzi-dopo-l-intervento-per-dimagrire/)

Chiudi il menu