La rivoluzione nel piatto di Sabrina Giannini: il libro choc

LA RIVOLUZIONE NEL PIATTO:
ZUCCHERO GRASSI E SALE CI CREANO DIPENDENZA

Quello che sostiene la Giannini qui è senza dubbio vero.
Da decenni, le industrie usano una combinazione, anche nei piatti salati e persino nei ristoranti, di zucchero, grassi e sale per invogliarci a mangiare di più.
Non solo.
Come ho scritto riguardo al libro “La fine della sovralimentazione“, a questa triade si aggiunge oggi il contributo di additivi e aromi. Tutto questo crea una pericolosa dipendenza da determinati alimenti di tipo industriale.
Quello che però nel libro non trovo ben delineata è la parte degli additivi.

Oggi quegli additivi sono la ciliegina sulla torta dell’industria.

Per farvi capire, ieri ho mangiato un pezzetto di Parmigiano con un cucchiaino di miele sopra. Dunque zuccheri + sale e grassi.
Ma questo non mi ha portato né a farmi fuori mezzo chilo di formaggio né un barattolo di miele.
Mentre invece è relativamente facile spazzolarsi un pacco intero di biscotti.
Perché?
Per via sia della combinazione dei tre elementi, che è studiata a tavolino nei prodotti industriali. Ma anche e soprattutto per gli additivi. Aromi, emulsionanti (che sono altri grassi), esaltatori vari.

Invece Sabrina Giannini dedica dei paragrafi per parlarci dei danni sulla salute dello zucchero, dei grassi (saturi) e del sale.
Cioè si concentra separatamente anche su ogni elemento.

  • Spiega per esempio che il consumo di zucchero pro capite è salito negli ultimi anni, dice come media mondiale.

    Ma secondo i dati presentati dal ricercatore Stephan Guyenet, al tasso di obesità crescente negli ultimi decenni si riscontra una quota inferiore di zucchero pro-capite non solo negli Stati Uniti, ma anche in Cina. E anche l’introito di carboidrati. I dati e i grafici derivano dall’Usda. Guyenet ha scritto un bellissimo articolo pieno di riferimenti scientifici dove dimostra che anche nelle diete ad libitum, cioè nelle diete dove si consuma cibo a sazietà, i carboidrati (compresi gli zuccheri) sono meno ingrassanti dei grassi. Da anni si batte per una ricerca scientifica chiara sulle origini dell’obesità.
    Dunque non vedo perché ridurre gli zuccheri al di sotto della raccomandazione dell’Oms del 10% dell’apporto giornaliero. Trovo corretto il ragionamento della giornalista, il fatto che lo zucchero sia spesso nascosto e iper-presente. Semplicemente, ridurre ulteriormente gli zuccheri non ci renderà più magri, perché è quanto si sta verificando da decenni. Ma la gente continua a ingrassare.

  • Anche quando parla dei grassi, Sabrina Giannini punta il dito contro i grassi saturi nel rischio di malattie cardiovascolari.

    E lo fa con uno studio (da cui sono stati ricavati anche i dati del primo di cui ho parlato). In cui tra l’altro risultano la Commissione delle noci Californiane e la Unilever tra i finanziatori per i ricercatori.
    Mentre una metanalisi del 2018, senza alcun finanziamento dichiarato, stabiliva che questa connessione grassi saturi – malattie cardiovascolari era stata portata all’esagerazione negli ultimi decenni.

  • In sostanza, non c’è consenso della comunità scientifica né sugli zuccheri né sui grassi e davvero non possiamo parlare di complotti.

    Non solo. Ma proprio parlando di grassi aggiunti nei prodotti confezionati, molti sono polinsaturi, come la lecitina di soia o di girasole.

Questo non vuole assolutamente dire, come ho spiegato, che io non sia d’accordo con il discorso della Giannini.
Un conto è limitare i cibi industriali. Un altro però è fare demonizzazioni.
Perché demonizzando si rischia di cadere dalla padella alla brace, non si diventa consumatori consapevoli.
Si diventa nuovi consumatori di nuovi prodotti.
Come nel caso dell’olio di palma e di tutto quello che ne è conseguito. (SEGUE A PAGINA TRE)

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