La dieta per ridurre il rischio di cancro ai polmoni

Uno studio pubblicato in questi giorni spiega di avere trovato una relazione significativa tra il consumo di alcuni alimenti e la riduzione del rischio di cancro ai polmoni. Lo studio, condotto dall’americana Vanderbilt University Medical Center in associazione con circa una ventina di altri ospedali e istituti di ricerca, ha analizzato le abitudini di un milione e 440 mila persone in tutto il mondo. I ricercatori hanno visto che i risultati sono validi per tutti i soggetti e per tutti i tipi di cancro ai polmoni indipendentemente da altri fattori di rischio (se fumassero o no, se svolgessero lavori rischiosi per questa malattia, tipo lavori in fabbrica o in laboratori). E che cosa si è scoperto?

ESISTE UNA DIETA PER RIDURRE IL RISCHIO DI CANCRO AI POLMONI

Proprio così.
Secondo quanto spiegato dai ricercatori, un’alimentazione a base di cibi ricchi di fibra e yogurt, quindi un connubio di prebiotici (fibre) e probiotici (yogurt) ridurrebbe il rischio di cancro ai polmoni del trenta per cento. Secondo gli autori della ricerca, tra questi due alimenti si creerebbe una sinergia nutrizionale capace di ridurre il rischio di cancro polmonare. La causa, essendo uno studio puramente osservazionale, non è spiegata: si pensa che fibre e yogurt svolgano un ruolo protettivo.

Dunque al mattino un porridge di fiocchi di avena (fiocchi di avena cotti in acqua e aggiustati con un pizzico di sale e un cucchiaino di miele) con dello yogurt greco sopra, o yogurt con due cucchiai di All Bran o muesli sarebbero per esempio una colazione adatta. Durante il giorno, frutti come mela, pera, banane, pasti a base di legumi e verdure, e spuntini con yogurt o latte di kefir completano il menu di questa dieta che proteggerebbe dal rischio di cancro ai polmoni.
I menu ideali sarebbero quindi la dieta F-Plan o la dieta probiotica.

Questo però non azzera affatto il rischio di cancro da fumo, inquinamento o altre variabili.

Si tratterebbe di una misura preventiva, ma chiaramente controllare le variabili che sono i primi fattori di rischio è senza dubbio l’intervento più importante.