La dieta della longevità? Può non dipendere dalla tavola

Negli ultimi anni non si parla d’altro: dieta della longevità, blue zones, dieta Okinawa, il segreto dei giapponesi per vivere a lungo, il paradosso dei francesi (mangiano molti grassi saturi ma sono magri), la dieta mediterranea greca, la dieta dei centenari sardi e, da ultimo, la nordic diet, la dieta scandinava (in teoria) basata su aringhe affumicate, noci, crostacei, semi oleosi e pane ai semi, frutti rossi per dimagrire e vivere più a lungo.
Siamo invasi dal libri, e dalle notizie sui segreti della longevità: uno degli ultimi articoli che ho letto a riguardo era di un certo Stamatis Moraitis, un uomo greco che viveva negli Stati Uniti, dove gli fu diagnosticato un cancro ai polmoni. Tornò in Grecia per morirci, nell’isola di Ikaria. E non è morto. Anzi, il tumore sembrerebbe scomparso. Ma tutte le illazioni che riguardano la presunta dieta greca dietro la sua guarigione (mangia molte verdure, beve vino buono, non consuma proteine animali) sarebbero il frutto di speculazioni giornalistiche (fonte). L’unica cosa che si sa è che questo signore non è morto di cancro. Motivo?
Beh, siete mai stati a New York nell’orario di punta del traffico? E in un’isoletta greca vissuta da un gruppo di poveri pensionati che si coltiva l’orticello e fa la siesta pomeridiana?
Secondo voi, si respira la stessa aria, si ha lo stesso ritmo di vita? 
Evidentemente no. Al momento, al netto delle speculazioni, sono poche le lezioni che possiamo ricavare dai popoli più longevi della terra. E sono queste. (SEGUE A PAGINA DUE)

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