Cambiamenti ambientali e non il DNA spiegano il diabete 2

Uno studio controverso spiega che le variazioni epigenetiche e non solo il nostro DNA possono contribuire a un maggiore rischio di diabete di tipo 2.

Secondo i ricercatori della Lund University Diabetes Centre, le persone con diabete 2 hanno cambiamenti nel DNA dipendenti da fattori epigenetici rispetto alle persone non malate.

EPIGENETICA E NON GENETICA PER LO SVILUPPO DEL DIABETE 2

Per intenderci, l’epigenetica descrive tutte quelle modificazioni ereditabili che variano l’espressione dei geni pur non alterando la sequenza del DNA, dunque il fenotipo e non il genotipo.
Queste modificazioni dunque possono essere trasmesse dalla persona malata di diabete di tipo 2 ai suoi figli pur non essendo permanenti, cioè non essendo parte della loro sequenza di DNA.
Dunque il rischio di essere affetti da diabete 2 non è solo genetico, ma più fenotipico.

Cosa vuol dire questo in parole povere?
Che familiarità e ambiente contano più del DNA nello sviluppo del diabete di tipo 2.

Per farvi un esempio, i ricercatori hanno scoperto che stile di vita e ambiente riescono a modificare sebbene in modo non permanente circa 800 geni, dunque tantissimi, che influenzano la produzione di insulina, riducendola.
Parliamo di quasi il 4% del nostro patrimonio genetico.

Queste modificazioni avvengono anche nel soggetto sano che ha un indice di massa corporea più alto, una glicemia più alta, una pressione sanguigna più alta.

IL RISCHIO DI DIABETE 2 È REVERSIBILE

Ma a differenza del DNA questi cambiamenti sono reversibili.

Quindi correggere il proprio stile di vita e ogni fattore ambientale (sedentarietà, stress, fumo, alcol) può comunque portare a correggere la produzione di insulina. Dieta, esercizio fisico e migliori abitudini possono insomma allontanarci dal rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

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